Living in the Blue

Milano, Italia
Foto © S. Anzini
Foto © S. Anzini
Foto © S. Anzini
Foto © S. Anzini
Foto © S. Anzini
Foto © S. Anzini
Foto © S. Anzini
Foto © S. Anzini
Disegno © Atelier(s) Alfonso Femia
Disegno © Atelier(s) Alfonso Femia
Disegno © Atelier(s) Alfonso Femia
Disegno © Atelier(s) Alfonso Femia
Architetti
Atelier(s) Alfonso Femia
Sede
Milano, Italia
Anno
2020
Cliente
Cooperativa Dorica represented by Consorzio Cooperative Lavoratori, Ecopolis Casa represented by Delta Ecopolis
Ingegneria Strutturale, Impiantistica e Ambientale
FOR Engineering Architecture

Il progetto si inserisce all’interno di un’area, quella di Lambrate, attualmente oggetto di una complessiva trasformazione e riqualificazione: la presenza di nuovi spazi per la residenza, la nascita di laboratori per il lavoro, l’organizzazione di eventi come quello del “fuorisalone”, sono un esempio di come il quartiere stia mutando l’ormai vecchia immagine di luogo produttivo. Il quartiere Rubattino e il suo parco, il possibile riuso della caserma Mercanti a sud, i PII in fase di attuazione a est sono solo alcuni esempi di tale trasformazione.

Il progetto (perimetrato da via Crespi a nord, Via Pitteri ad est, via Tanzi a sud, e via Canzi ad ovest) trova le proprie basi fondative nel progetto degli spazi aperti/verdi, i quali hanno determinato il progetto delle volumetrie residenziali che qui si insediano.

Costruire un luogo dove abitare.
Immaginare che questo debba sapere coniugare la dimensione collettiva dei suoi spazi aperti, delle sue connessioni con la città, dei suoi servizi con la dimensione intima di chi lo abiterà, di chi crescerà una famiglia, delle diverse generazioni che lo attraverseranno, degli sguardi che si incroceranno tra gli spazi, tra gli edifici.

Due edifici semplici si articolano attraverso le volumetrie dei balconi, ora come sistema a cascata e appoggiato al volume edilizio, ora puntuali come spalti nel cielo, vere prosecuzioni dello spazio interno verso l’esterno.
Due edifici si compongono e si scompongono in un dialogo continuo con la materia e il suo rapporto con la luce: cangiante con la ceramica, in chiaroscuro con il legno, omogeneo sui muri intonacati disegnati a sequenza geometrica cromatica come omaggio alle opere “Positivo-negativo” di Bruno Munari che ne ha realizzato una collezione dagli anni 50 sino a tutti gli anni 70.

I due edifici, con un impianto planimetrico ad “elle” si sviluppano per nove piani fuori terra delimitando una nuova piazza pubblica aperta verso la città.
Il piano terra si caratterizza per la presenza di spazi dedicati al commercio e ai servizi per i cittadini, oltre agli ingressi di tutte le hall dei vani scala. La grande permeabilità dei flussi, che si renderà possibile grazie a degli spazi a portico che attraversano completamente gli edifici, permette di collegare la piazza centrale con il Parco che perimetra i due edifici a sud e a ovest, creando un continuum tra Piazza Vigili del Fuoco e il giardino, di cui la piazza rappresenta lo snodo principale.

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Rivista

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